Spillover

Libere contaminazioni per una libera cultura

progetto artistico di Valentina Musmeci e Matteo Boato

Il 6 marzo 2020 segna l’inizio del confinamento in Italia a causa della dichiarata emergenza a seguito della diffusione del virus Covid19.

In quei giorni due artisti si interrogano sulla validità delle scelte nazionali messe in atto, riflettono, si scambiano informazioni, articoli e opinioni.

Il 24 marzo 2020 si trovano al supermercato, unico luogo ove era possibile un incontro per uno scambio “sociale” e con il carrello in mano danno origine al progetto “Spillover”.

Da quel giorno i due artisti interagiscono su tre linguaggi differenti: una performance, un lavoro grafico e una ricerca fotografica, dove, con irriverenza, si interrogano sulla realtà, si pongono domande, si attivano per non subire in modo passivo le limitazioni, la paura, il vuoto vissuto nel periodo della quarantena e nel periodo immediatamente successivo.

IL NOME

Il termine “Spillover” viene utilizzato dagli scienziati per indicare il salto di specie che un agente contaminante effettua da una specie animale ad un’altra. In generale il termine significa traboccamento, versamento e, da questo, salto di specie. La parola è stata utilizzata in modo frequente durante il confinamento di marzo e aprile 2020 negli articoli di giornale che indagavano la provenienza del virus e che ricercavano un presunto paziente “zero”.

Consapevoli che l’arte contemporanea, pur non avendo rilevanza economica sulle necessità del quotidiano, abbia un impatto straordinariamente positivo sulla vita delle persone, benché con una risposta lenta rispetto alla sua manifestazione originale, i due artisti ritengono che l’impatto dell’arte e della cultura ricordi il Butterfly effect.

Il nome del progetto, “Spillover”, descrive metaforicamente l’azione che avviene nel “Butterfly effect”, ovvero l’effetto rimarchevole che muove da un’azione apparentemente insignificante, come il movimento d’ali di una farfalla, per produrre azioni di portata più ampia. In economia, il fenomeno indica un’attività economica volta a beneficiare un determinato settore che produca effetti positivi anche oltre tale ambito.

I SIMBOLI

La Mascherina mancanza di libertà di espressione, omologazione, cancellazione dell’identità

Le Bende e le fasce a mani e piedi: mancanza di libertà di movimento e di azione autonoma

Gli Imballaggi di prodotti alimentari di bassa qualità mancanza di sostenibilità e diffusione ogm, rafforzamento multinazionali dell’alimentare

La Pellicola trasparente in telo polietilene: isolamento degli individui rispetto all’ambiente, protezione e sanificazione ossessiva, mancanza di relazione con la natura e con gli esseri umani

L’INTERPRETAZIONE

L’obiettivo della performance è quello di invitare a riflettere sulla costituzionalità e sull’opportunità di alcune scelte operative adottate dai DPCM e sulle successive conseguenze che tali scelte portavano e avrebbero portato.

La cultura e l’arte non sono alimenti di prima necessità? Dove è andato il nutrimento per l’anima? In situazioni di pericolo e di emergenza la cultura scende all’ultimo posto nei bisogni sociali, mai come in quei giorni risultava invece necessaria quale cibo per l’anima, per gli artisti, per donne, uomini e bambini tutti.

Mai come in quei giorni, insieme al bisogno di movimento fisico e di contatto con la natura, la cultura risultava necessaria quale bene primario.

La paura, lo stress, i disturbi psicologici causati da una prolungata esposizione a guerre attive viene chiamato ‘disturbo drammatico post stress’. Ed è proprio questo che la mancanza di libertà di spostamento ha causato nel vissuto dei due artisti e che si ritengono importante comunicare.

LA PERFORMANCE

La performance iniziale è rappresentata dallo scambio di due tele.

Due quadri vengono realizzati in fasi alterne in modo individuale, dando origine ad una opera finale, un dittico a quattro mani.

Gli scambi sono avvenuti in un supermercato di Trento il 24 marzo, il 31 marzo e il 10 aprile, con una rocambolesca (poiché vietata) documentazione fotografica dell’azione performativa.

Una staffetta irriverente che rappresenta l’incipit del progetto e che sarà l’icona di tutto il progetto.

IL LAVORO GRAFICO

Matteo e Valentina si procurano contenitori e dei cartoni di merci esposte al supermercato, sia per ragionare sui prodotti alimentari in commercio, sia per mancanza di possibilità di approvvigionamento di tele in luoghi dedicati all’arte. Questi elementi diverranno il supporto dei lavori grafico-pittorici realizzati nei mesi di marzo e aprile 2020, durante il lockdown.

I cartoni vengono scelti sia se adatti alla pittura, sia se rappresentativi di un messaggio, di una metafora, di una domanda.

RICERCA FOTOGRAFICA

Parallelamente al lavoro grafico-pittorico, i due artisti si trovano nei luoghi negati al pubblico o che mano a mano riaprono all’utenza in modo contingentato. L’incontro viene ad essere occasione per una ricerca fotografica che insiste sulle limitazioni imposte dal lockdown e ne sottolinea, per quanto possibile, l’innaturalità.

Vengono raggiunti luoghi in aperta natura e nella città di Trento, alcuni spazi pubblici come Palazzo Thun, Piazza Duomo, Castello del Buonconsiglio, Biblioteca Comunale, Cinema Astra e Muse. Parallelamente gli scenari naturali che hanno accolto gli artisti sono stati un torrente di montagna, il Lago di Levico e il Lago Nero.

MATERIALI A DISPOSIZIONE DI MOSTRE E ATTIVITÀ PERFORMATIVE SUCCESSIVE

– DITTICO a quattro mani

– VENTI opere grafico-pittoriche su cartone (dimensione media 30×40)

– DIECI immagini fotografiche adatte alle grandi dimensioni e alcuni video del backstage Materiale extra: i permessi per muoversi da casa propria al supermercato, i selfie fuori dal supermercato e lungo le vie di una città deserta e impaurita, il permesso per far raggiungere a Boato la località Dossol di Sopramonte (Tn).

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